Le vie dell’acqua

Il lavatoio

LAVATOIO DI BASELIA – 9.10.1931
Lavatoio coperto, la lavandâre, con piano per lavare in pietra inclinato, las sales; colonne di pietra e tetto a scandole. Davanti a sinistra, canale in legno del mulino; dietro, ponte di pietra con condotta dell’acqua costituita da tubi in ghisa, i cánoi dal âghe.
Didascalia e Foto © Paul Scheurmeier – Archivio AIS foto n° 2914 – Istituto di Lingue e Letterature Romanze e Biblioteca Karl Jaberg, Università di Berna.

Il lavatoio

Non ci sono notizie che permettano di datare con sicurezza la costruzione originaria. Certo è che all’inizio degli anni Settanta dell’Ottocento l’amministrazione comunale provvedeva ad alcune opere di consolidamento e di restauro.

Venne demolito verso la fine degli anni ‘60 del Novecento poiché aveva ormai perduto la funzione per la quale originariamente era stato costruito. Delle sei colonne tuscaniche originarie, solo tre sono tutt’oggi visibili: vennero infatti riutilizzate per la realizzazione del monumento ai caduti che si trova di fronte al Municipio.

La dettagliata relazione e i disegni progettuali realizzati nel 1871 dall’Ing. Valentino Marioni, che si occupò del restauro ottocentesco, hanno permesso la ricostruzione del lavatoio secondo una metodologia di recupero critico-filologico.

Borgo Vico - 9.10.1931<br />
Antico lavatoio coperto, non più esistente.<br />
Foto Paul Scheuermeier - Archivio AIS foto n° 2915 - Istituto di Lingue e Letterature Romanze e Biblioteca Karl Jaberg, Università di Berna.

Borgo Vico – 9.10.1931
Antico lavatoio coperto, non più esistente.
Foto © Paul Scheuermeier – Archivio AIS foto n° 2915 – Istituto di Lingue e Letterature Romanze e Biblioteca Karl Jaberg, Università di Berna.

Disegni progettuali risalenti al 1871 realizzati dall’Ing. Marioni per il consolidamento e il restauro dell’antico lavatoio di Baselia.<br />

Un detersivo ecologico

Prima dell’avvento dei saponi e dei detersivi commerciali, per lavare i panni si usava la lisciva. Questo detergente naturale era ottenuto facendo bollire per diverse ore la cenere di legna in acqua. Una volta terminata la bollitura, il liquido veniva filtrato e utilizzato per lavare i panni, che andavano infine sciacquati in abbondante acqua corrente nel lavatoio pubblico.

La secchia di legno, sêle, alta 30 cm, con manico di ferro arcuato è dotata di una terza doga allungata per appoggiarvi sopra l’asse per lavare.
© Paul Scheurmeier – Il lavoro dei contadini – Edizioni Longanesi

La secchia di legno, sêle, alta 30 cm, con manico di ferro arcuato è dotata di una terza doga allungata per appoggiarvi sopra l’asse per lavare.<br />
 ©Paul Scheurmeier<br />
Il lavoro dei contadini<br />
Edizioni Longanesi

Bibliografia:
Polo E., Toponomastiche di For Disot. Comune di Forni di Sotto, 2003
Polo E., Forni di Sotto Lotte Fatiche Opere nel 1800. Editrice Aura e Centro Cultura, 1989
Polo E., Vocabolari Fornez -Talian, 2018
Scarin E., La casa rurale nel Friuli. C.N.R., 1943
Bertossi S., Vecchie case dei Forni Savorgnani. Azienda Autonoma di Soggiorno e Turismo di Forni di Sopra, 1973
La Carnia di Antonelli - Ideologia e Realtà. Centro Editoriale Friulano, 1980
Scheuermeier P., Il lavoro dei contadini. Cultura materiale e artigianato rurale in Italia e nella Svizzera italiana e retoromanza, Milano 1980, Edizioni Longanesi

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