Le vie dell’acqua
Il mulino di Lalo Carote
Canale di legno e ruota per di sopra – 1929
Foto scattata in occasione della ricognizione per la compilazione dell’Atlante Linguistico Italiano.
Foto © Archivio fotografico Società Filologica Friulana – Fondo Ugo Pellis
Il mulino
Il mulino è un edificio che sorge in prossimità di un corso d’acqua e ha una ruota a pale alimentata da un canale che deriva il flusso dal corso principale. Per iniziare il lavoro si apre la chiusa, così l’acqua colpisce la ruota che comincia a girare. Per rallentare il lavoro o per fermarlo si agisce sulla chiusa.
I mulini ad acqua possono essere suddivisi in due tipi: con ruota orizzontale o con ruota verticale.
Nel primo tipo l’acqua colpisce una ruota posizionata orizzontalmente, che trasferisce il moto direttamente alla màcina. Pertanto un giro della ruota corrisponde ad un solo giro della macina.
Nella seconda tipologia la ruota, posizionata verticalmente, necessita di un meccanismo che trasferisca il suo moto da un albero orizzontale ad uno verticale. Malgrado la complessità costruttiva, il sistema ha il vantaggio di aumentare i giri di rotazione della màcina, migliorando le prestazioni produttive.
Ruota vecchio mulino – 1931
Foto © Paul Scheurmeier – Archivio AIS foto n° 2896 – Istituto di Lingue e Letterature Romanze e Biblioteca Karl Jaberg, Università di Berna.
Il mulino di Lalo Carote
La data esatta della costruzione del Mulin di Lalo Carote – che tradizionalmente prende il nome dal suo proprietario – rimane ignota, ma documenti attestano la sua attività fino al 1930.
Tipologie di ruote
Ruota per di sopra a cassetti
L’acqua viene imbrigliata in strette canalette di legno e condotta sino alla sommità della ruota. Cadendo, l’acqua riempie i cassetti che scendono per effetto del peso, provocando un moto rotatorio. Si tratta di un motore molto efficiente.
Ruota idraulica per di sotto a palette
L’acqua preme dal basso sulle pale e le mette in movimento. L’ottimale sfruttamento della propulsione si ottiene calibrando sapientemente la porzione di ruota da immergere nell’acqua. È un motore poco efficiente.
Ruota idraulica per di fianco
Funziona con una forza mista, cioè in parte per l’energia cinetica e in parte per il peso dell’acqua. È meno efficiente della ruota per di sopra.
Forni di Sotto e i suoi opifici idralulici
Durante il periodo dal 1798 al 1948, lungo la Roggia dei Molini erano in funzione quindici opifici idraulici.
L’avvento dell’energia elettrica, i cambiamenti nei modelli di consumo e, soprattutto, la devastazione causata dall’incendio nazifascista del 1944, hanno portato alla scomparsa della maggior parte di queste strutture.
MULINO PER CEREALI
Il mulino a palmenti era uno strumento agricolo che permetteva di macinare i cereali. Esso era costituito da due ruote in pietra molto dura: una fissa e una rotante. I cereali, immessi in una tramoggia, raggiungevano le macine. Passando attraverso lo spazio interposto tra le due ruote venivano trasformati in farina. L’ultimo passaggio consisteva nel setacciare a mano il macinato.
PISTA D’ORZO
Il mulino a pestelli, o pista d’orzo, serviva principalmente per rimuovere la glumella dell’orzo, cereale assai diffuso nella regione alpina prima che si diffondesse l’uso del granturco. La pista d’orzo era solitamente costituita da un recipiente in pietra dove venivano immesse le granaglie e da un pestello in legno con punta rivestita in ferro che si muoveva verticalmente. Il movimento e lo sfregamento dei chicchi provocava il distacco del tegumento.
MAGLIO
L’azione del maglio in uso nelle officine dei fabbri era paragonabile a quella di un grosso martello sull’incudine. La ruota idraulica verticale aveva delle camme sull’asse di legno che trasformavano il movimento rotatorio nel movimento altalenante di un grosso trave di legno. All’estremità del trave era montato un pesante martello. Il ferro rovente, inserito fra incudine e martello, veniva modellato fino ad ottenere la forma desiderata.
GUALCHIERA
La gualchiera era generalmente composta da una serie di vasche e grossi martelli in legno mossi idraulicamente. A Forni le gualchiere erano due. Il Fol di Sorzent, dove era presente anche una grande caldaia, serviva alle donne per lavare e ammorbidire le tele di canapa e le lenzuola.
Nel Fol di Paine la lana grezza era sottoposta a processi di pulitura e cardatura. Qui inoltre venivano trattate e conciate le pelli destinate a ghette e scarpe.
TURBINA ELETTRICA
Come succede ancor oggi, la turbina idraulica trasformava l’energia cinetica dell’acqua in energia meccanica. L’acqua ad alta pressione muoveva le pale della turbina, che a sua volta faceva girare un generatore elettrico che produceva energia. A Forni nel 1921 venne costituita la “Società per Azioni industriale – commerciale Fornese” per la produzione di energia elettrica e la lavorazione meccanica del legno. La società forniva corrente elettrica all’intero paese.
SEGHERIA ALLA VENEZIANA
Nella segheria alla veneziana, l’energia idraulica veniva sfruttata per muovere la sega e trasformare i tronchi in assi.
Già nel Seicento era presente sul corso del Tagliamento una segheria, la Siee, che lavorava a beneficio di tutti. Rimaneva in funzione quattro mesi all’anno e veniva data in affitto a conduttori. Questi dovevano rispettare il regolamento comunale che prevedeva l’obbligo di manutenzione e il divieto di lavorare legname di contrabbando.
Bibliografia:
Polo E., Toponomastiche di For Disot. Comune di Forni di Sotto, 2003
Polo E., Forni di Sotto Lotte Fatiche Opere nel 1800. Editrice Aura e Centro Cultura, 1989
Polo E., Vocabolari Fornez -Talian, 2018
Scarin E., La casa rurale nel Friuli. C.N.R., 1943
Bertossi S., Vecchie case dei Forni Savorgnani. Azienda Autonoma di Soggiorno e Turismo di Forni di Sopra, 1973
La Carnia di Antonelli - Ideologia e Realtà. Centro Editoriale Friulano, 1980
Scheuermeier P., Il lavoro dei contadini. Cultura materiale e artigianato rurale in Italia e nella Svizzera italiana e retoromanza, Milano 1980, Edizioni Longanesi
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